Partenza: Piazzale Roma ore 7.10, Mestre – Hotel Russott (ex Ramada) ore 7.20.
Punto di partenza: Arquà Petrarca (80 m.).
Equipaggiamento: Normale da escursionismo (zaino, abbigliamento da montagna, scarponi).
Cartografia: Carta Tabacco 1:25.000 Fg. 060 – Colli Euganei – Abano e Montegrotto Terme.
ITINERARIO A
Arquà Petrarca – Mottolone – Via Giarin – Monte Rusta– Pissarotto del Tormene – Arquà PetrarcaDislivello: 600 m. circa.
Tempo medio di percorso: ore 3 - 4 circa.
Dal parcheggio sotto la chiesa si sale per Via Fontana, Via Jacopo e quindi Via Valleselle (casa del Petrarca), Via Marlunghe. Sulla sommità del crinale (a 230 m.), dopo un tratto di strada asfaltata, si tralascia il percorso da tabella e si prosegue diritti fino all’incrocio per Via Faedo (strada provinciale che porta al Monte Fasolo), dove si riprende il sentiero n° 3 verso sinistra.
Si prosegue in discesa tra prati e vigne, incontrando una vecchia casa in pietra, dove un viottolo, compiendo un ampio tornante nel bosco, conduce ad una serie di prati e terreni coltivati. Oltrepassati i resti di un edificio rurale, si imbocca una stradina bianca costeggiata da un lungo filare di mandorli, che percorre tutta la dorsale del Monte Fasolo. Lungo il percorso, si incontra la pittoresca chiesetta di San Gaetano e un vigneto posto sulla sella che conduce alla cima del Monte Rusta. Seguendo una vecchia mulattiera si sale nel folto di un bosco dominato da alberi di castagno, per poi scendere dal versante opposto lungo una carrareccia. Giunti presso i vigneti che ricoprono le pendici del Monte Gemolasi si consiglia di effettuare una piccola deviazione per Villa Beatrice d’Este. Tornando sui propri passi e scendendo verso Valle San Giorgio, si incontra la fonte Pissarotto. A pochi passi dalla fonte si segue il sentiero sulla sinistra che, dopo un tratto boscoso, risale un crinale dalla vegetazione piuttosto arida. Attraversando alcune coltivazioni di vigneti si giunge all’antica chiesetta di San Biagio, di fronte alla quale una stradina si inoltra sul fianco di una valletta, fino a raggiungere la dorsale che sale al Passo di Sassonegro. Superata la conca di Marlunghe si scende dolcemente verso Arquà per Via Valleselle, concludendo l’escursione proprio davanti alla casa del poeta Petrarca.
Villa Beatrice D’Este
Villa Beatrice d’Este sorge sul Monte Gemola, al centro delle colline euganee, sui resti di un antico monastero benedettino. Da qui è possibile godere di uno spettacolare panorama sui monti circostanti e sulla pianura, fino ai vicini Colli Berici e alle più lontane Prealpi. La villa prende il nome da una nobildonna e monaca benedettina, Beatrice I d’Este, vissuta in questo luogo dal 1221 al 1226. Figlia del marchese Azzo VI e della seconda moglie Sofia di Savoia, la giovane principessa maturò la vocazione religiosa a seguito di tragici eventi che colpirono la sua famiglia. Inizialmente osteggiata nella decisione di abbandonare la vita di corte, ella trovò rifugio presso il convento femminile di Santa Margherita, sul Monte Salarola; in seguito fece restaurare un antico monastero che sorgeva sul Monte Gemola, dove fondò una nuova comunità di clausura e visse con grande fervore religioso gli ultimi anni della sua breve vita. Il monastero dedicato a San Giovanni Battista sopravvisse per oltre tre secoli e mezzo, diffondendo la fama di santità della propria fondatrice. Nel 1657 la struttura, ormai in abbandono, venne acquistata dal mercante veneziano Francesco Ruberti, che la trasformò nell’attuale villa. Nei primi anni del ꞌ900, sui resti dell’antica chiesa conventuale, è stata costruita una barchessa per assolvere le principali funzioni agricole. Dal 1972 l’intero complesso è divenuto proprietà della Provincia di Padova, che negli anni Settanta e Ottanta ha promosso un accurato restauro, consentendo oggi di riconoscere all’interno degli edifici tracce del monastero medievale. Attualmente alcuni locali della villa sono destinati ad accogliere il Museo Naturalistico provinciale, nelle cui sale vengono illustrati gli aspetti vegetazionali e faunistici del territorio euganeo.
ITINERARIO B
Arquà Petrarca - Monte Piccolo – Mottolone – Valsanzibio – Valsanzibio/Villa Barbarigo.
Dislivello: 335 m. circa.
Tempo medio di percorso: ore 2 - 3 circa.
Il percorso è interamente segnalato con il segnavia biancorosso indicante il n° 3. La partenza del sentiero si trova nel borgo alto di Arquà Petrarca, in corrispondenza di un capitello votivo. A destra di quest’ultimo si imbocca una stradina che percorre in quota tutto il versante sud-est del Monte Piccolo, dove gli uliveti si alternano a tratti di aree boschive, fino a raggiungere la frazione di Corte Vigo. Qui si scende lungo una strada secondaria, denominata Via Ventolone, e dopo aver attraversato una conca coltivata a vigneti e ripreso a salire si giunge davanti ad un edificio chiamato “casa del parroco”. Si prosegue ora per la stradina asfaltata di Via S. Eusebio e, tralasciando il sentiero n° 3, con un breve percorso semicircolare si giunge in Via Gregorio Barbarigo, alla Villa Barbarigo. Dopo la visita alla Villa Barbarigo (€ 11 il biglietto d’ingresso) si può sostare in attesa del pullman in un vicino Bar Pizzeria.
La “Piccola Versailles” – “La Perla dei Colli Euganei” - Il Giardino Monumentale di Valsanzibio – Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani.
Il complesso monumentale di Valsanzibio è stato portato all’attuale splendore nella seconda metà del Seicento dal Nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo, aiutato dai figli Antonio e Gregorio. Fu proprio quest’ultimo, il primogenito Gregorio, Cardinale, Vescovo di Padova e futuro Santo, ad ispirare l’alta simbologia del progetto dovuto al principale architetto e Fontaniere Pontificio Luigi Bernini. Infatti, l’allora Cardinale Gregorio Barbarigo, in seguito ad un voto solenne fatto da suo Padre a Nostro Signore nel 1631, volle che il giardino di Valsanzibio fosse monumentale emblema della via di perfezione che porta l’uomo dall’Errore alla Verità, dall’Ignoranza alla Rivelazione. Il “Padiglione di Diana” o “Portale di Diana” non era solo l’entrata principale via acqua alla tenuta dei Barbarigo nel XVII e XVIII secolo, ma questa superba e imponente porta d’ingresso rappresentava, e tutt’oggi rappresenta, l’inizio del Percorso di Salvificazione, voluto dal Santo Gregorio Barbarigo, che finisce davanti alla Villa, al Piazzale della Fontana del Fungo, dell’Estasi o, appunto, delle Rivelazioni. Questo eccezionale esempio di giardino barocco consta di oltre 60 statue scolpite nella pietra d’Istria, in gran parte opera del Merengo, ed altrettante sculture minori che si integrano ad architetture, ruscelli, cascate, fontane, laghetti, scherzi d’acqua e peschiere, fra innumerevoli alberi ed arbusti, su più di 10 ettari di superficie. Inoltre, all’interno del complesso e tappa importante nel percorso di salvificazione, c’è il labirinto di bosso, la simbolica Grotta dell’Eremita, l’Isola dei Conigli e il Monumento al Tempo. Il giardino di Valsanzibio, realizzato tra il 1665 e il 1696, grazie all’alto messaggio affidatogli dal fondatore, è uno straordinario esempio di giardino simbolico interamente leggibile, di un gran giardino d’acque in completa efficienza e oggi si presenta come uno dei più estesi ed integri giardini d’epoca mondiali, che è valso il primo premio come “Il più bel giardino d’Italia” nel 2003 ed il terzo più bello in Europa nel 2007. Il merito di ciò va alle assidue cure dei Nobili Homini Barbarigo durante tutto il Sei e Settecento, nell’Ottocento a quelle del Nobil Homo Michiel e, poi, dei Conti Martinengo da Barco, nei primi del Novecento dei Conti Donà delle Rose e dal 1929 dei Nobili Pizzoni dei Conti Ardemani. Proprietari da tre generazioni della intera tenuta, essi hanno riparato i disastri causati dalla occupazione militare e dal forzato abbandono dell’ultima guerra ed hanno recentemente ripristinato tutti i 33 punti d’acqua del giardino compromessi da ottanta anni di progressivo impoverimento sorgivo.
E' possibile scaricare il PDF della gita